“Non è una colpa, non è un atteggiamento che uno
sceglie, è normale tanto quanto non esserlo. Ma la cosa che nessuno dice mai è
che essere gay è anche bellissimo.” 1
La prima tappa per essere dei gay felici consiste nel riconoscere ed accettare
se stessi. Ascoltare i propri sentimenti più profondi aiuta ad essere onesti
con noi stessi, con la nostra sessualità per riuscire ad accettare quello che
siamo veramente. La maggioranza dei ragazzi che accetta la propria sessualità
dice di sentirsi più felice, sereno/a e fiducioso/a.2
Pur essendo i gay una percentuale
cospicua della popolazione, la gran parte di essi per tutta la vita non riesce,
decide di non vivere apertamente la sua condizione. Gay, lesbiche e bisessuali
costituiscono il 10% delle persone, ma di questi solo il 27% è dichiarato. Gli
altri non hanno ancora superato tutte le fasi dell’accettazione di sé, in cui
tutti passano con tempi e modi diversi, e che sono tre: il rifiuto, la rassegnazione, l’accettazione.
Durante la prima parte, il rifiuto, la propria
sessualità viene negata anche a se stessi. Alcuni pur avendo fantasie verso
persone dello stesso sesso, fingono che non sia mai successo e non collegano
questo a una possibile omosessualità. Se con gli amici o in famiglia si parla
di gay o lesbiche avrà una sua opinione in merito ma non sentirà il discorso
come qualcosa che lo riguarda direttamente. Col tempo si potrebbe voler
iniziare a cercare qualche informazione su internet (e perché no, anche
pornografia).
Parecchi sono convinti di essere
attratti solo sessualmente da persone dello stesso sesso ma di non desiderare
una relazione con loro, e di amare invece le persone del sesso opposto.
Potrebbero pensare alle persone dello stesso sesso solo per l’atto sessuale
(spesso di sola masturbazione) e ritenere schifoso il bacio, le coccole, e
assolutamente impossibile il fidanzamento. Questi faticano anche a riconoscersi
come gay o bisessuali e spesso pensano di essere eterosessuali. Non è
vero. Semplicemente sono intervenuti due fattori: il primo è il fortissimo
condizionamento sociale che porta a desiderare relazioni e storie con il sesso
opposto, e a ritenere strano, impossibile il fidanzarsi e avere una storia con
qualcuno dello stesso sesso. Il secondo è il non avere incontrato ancora la
persona che abbia fatto innamorare perdutamente: è difficile trovare l’amore,
che tu sia maschio o femmina, etero o gay. Non l’hai ancora conosciuta,
ma puoi innamorarti di una persona del tuo stesso sesso. Capendo questo
concetto e proseguendo il cammino dell’auto-accettazione piano piano si
cominceranno a desiderare anche i baci e le coccole, la relazione matura e
seria, e a capire che tutti i desideri di costruire una vita con una persona
del sesso opposto erano solo indotti dalla società. Molti non superano mai
la fase del rifiuto, vedi i padri di famiglia che non hanno altra possibilità
di sfogo se non quella del rapporto occasionale, del tradimento.
Dopo aver capito che questa cosa ci
appartiene e non possiamo fare nulla per cambiarla, interviene la rassegnazione. Questa seconda
fase può durare qualche ora, o tutta la vita. Si pensa di essere gay, ma che ci
sia un qualcosa che non va, che non si potrà mai avere una vita normale ed è
una condizione sfortunata. D’altro canto è capitata, e quindi bisogna
tenersela, ovviamente senza che nessuno lo sappia, o chissà che cosa potrebbe
mai capitare! In questa fase c’è una dinamica che, per quanto aiuti ad arrivare
all’accettazione, presenta delle problematiche. La persona si scinde in due: di
giorno si è il bravo ragazzo single, che lavora e che tutti conoscono e
rispettano, mentre tornato a casa ci si nutrirà di film o libri gay, in chat si
diventa solo e puramente un omosessuale che in quanto tale potrà voler cercare
altri gay per amicizia virtuale su vari siti, o anche da voler conoscere di
persona, ma il tutto in segreto. La segretezza rende molto difficile una
relazione stabile e che abbia senso, per il continuo doversi nascondere,
mentire sul dove si va, piantare in asso i vecchi amici.
Infine arriva l’accettazione: quando la scorpacciata di omosessualità ci
ha fatto capire bene cosa siamo e che non c’è niente di male, quando i film e
le esperienze condivise con altri avranno aiutato la nostra mente a
normalizzare la situazione e non vederla come disordinata, allora riusciremo a
prendere coraggio e a fare coming out (venire allo scoperto,
dichiararsi, che è diverso dall’outing di quando qualcun altro rivela la
tua omosessualità) con un amico molto cautamente, poi due, tre, e infine la
smetteremo di vivere velatamente. In questa fase si capisce che scindere in due
lati te stesso, tutta la tua persona da una parte e solo l’essere gay
dall’altra, provocava soltanto un distacco dalla vita quotidiana e un vivere in
modo troppo impersonale o assiduo la vita gay (virtuale o reale che fosse).
Quando vanno di pari passo invece combacia tutto, si consolidano i rapporti coi
vecchi amici etero e magari si lega ancora di più, non si è più costretti a
nascondersi e a vergognarsi per ogni cosa che si fa, con la paura di essere
scoperti. Si può amare e avere un rapporto di coppia stabile e duraturo, si può
andare in giro mano nella mano con il/la proprio/a partner, si può vivere come
ogni uomo o donna ha il diritto di vivere e non in una prigione in cui abbiamo
accettato di stare fino a poco tempo prima!
È fondamentale capire che la
discriminazione operata dalla società richiede due fattori: qualcuno che
discrimina e qualcuno che la discriminazione la accetta. Se avete il terrore
che qualcuno scopra la vostra omosessualità sarete stressati, vedrete qualunque
cosa come un attacco, sarete anche ricattabili volendo. Viceversa quando
capirete che non ve ne frega nulla vi renderete conto che a molte più persone
di quanto pensaste non frega altrettanto nulla. Avete passato tutta la vostra
vita a convincere gli altri che non siete gay, e ora sarà persino difficile
fargli capire che lo siete, perché alcuni non vi crederanno. Quelli che fanno
battutine, nel momento in cui siete consapevoli di voi stessi, non vi
scalfiranno minimamente e smetteranno dopo poco. E, ripeto, si rinsalderanno i
rapporti con gli amici fino a raggiungere una profondità mai vista prima,
impossibile prima che ci fosse la totale sincerità.
Che cosa può aiutare a superare la fase
della rassegnazione e accettarsi e vivere come meritiamo?
Tante cose, ognuno è diverso e ci mette
tempi diversi.
Pur mancando modelli di gay e lesbiche
nella vita comune, almeno prima di essere dichiarati (poi ne avrete a volontà!)
ci sono un sacco di film o libri che parlano di storie d’amore, storie di
accettazione, storie drammatiche e comiche, storie di vita di gay e lesbiche.
Guardare questi film è un ottimo modo per iniziare ad abituarci a percepire
come normale l’omosessualità.
Dopo il recepire passivamente
informazioni sul mondo gay si potrebbe voler interagire. All’inizio è difficile
trovare il coraggio per parlarne di persona, e forse è meglio iniziare un
periodo di rodaggio tramite Internet. In questo caso, diffidate
assolutamente di portali come Gayromeo o Gayspace, dove la
gran parte dell’utenza è alla ricerca di rapporti, come in tutti i siti di
incontri, etero o omosessuali che siano. E’ più facile inizio in internet attraverso
forum come Yahoo! Answers, dotato di una sezione LGBT, e Gay Project, che ha un forum ottimamente
improntato al dialogo, al confronto, pieno di esperienze profonde ed
edificanti; un sito ricco di informazioni e testimonianze; una chat per parlare con altri omosessuali che cercano il
confronto.3
Ma il vero passaggio avviene nel mondo
reale: se sei giovane e pensi che ci sia il vuoto totale intorno a te, non
disperare, non è così! Cerca se la tua provincia ha un’Arcigay o magari un
Gruppo Giovani, come la nostra Associazione, contattaci via mail e ti diremo
quando ci incontriamo e quali attività abbiamo in progetto! Potrai conoscere
altre persone eliminando il muro della chat, e parlando e scambiandovi
esperienze ti aiuterai tantissimo a sentirti davvero normale, parte di un
gruppo, giusto, apprezzato, in grado di avere una vita e una socialità anche da
omosessuale. Per chi dice che è un modo di autoghettizzarsi: no, è un modo di
ritrovare e ricostruire la propria identità che ti è stata preclusa dal vero
ghetto: la cultura eterosessista che ti ha confinato nell’inesistenza, nella
battuta, nello scherzo, nell’offesa. Un gruppo di gay e lesbiche non è un
ghetto dove ti chiudi e non puoi uscire: è un luogo, un mezzo dove passi solo
una piccola parte del tuo tempo e che ti può servire da trampolino di lancio
per la vera vita. 3
Riferimenti
1) Lettera a
Repubblica di Carlo Giuseppe Gabardini
2)
www.esseresestessi.com
3) http://www.lastessamedaglia.it/
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