All'interno dei molti grattacieli prendono corpo storie di vita quotidiana. Una terapista sessuale non è mai riuscita ad avere un orgasmo. Una giovane coppia di ragazzi omosessuali vuole allargare la propria vita sessuale, intraprendendo un menage a trois. Una ragazza non riesce ad avere rapporti interpersonali e si prostituisce con clienti masochisti che disprezza. Tutta questa umanità s'incontra allo Shortbus, colorato locale notturno underground dove tutto è permesso, dove è possibile trovar rifugio senza sentirsi diversi.
È la nuova, sfrontata e polemica, pellicola di James Cameron Mitchell, animatore della scena gay newyorchese, enfant prodige proveniente dal teatro e già fattosi notare al cinema con il sagace Hedwig - La diva con qualcosa in più. C'è molto sesso esplicito ma, il tocco leggero e il grande dono dell'ironia, permettono al regista di non cadere mai nella volgarità, anzi di riuscire a commuovere e renderci partecipi anche di un mondo che può apparire davvero lontano. Mitchell, che ha dalla sua anche una grande sapienza visiva e una fresca inventiva, osserva l'uomo e la donna contemporanei. Lo fa attraverso l'angolazione del sesso. Ma davvero potrebbe essere qualcos'altro. Quest'umanità post 11 settembre è malinconica, triste, sembra essere spaesata in un mondo che non riesce più a riconoscere. Ecco allora che New York, ridisegnata al computer e propostaci in maniera davvero entusiasmante attraverso pennellate di tempera e luci che si accendono e si spengono, rimane al buio: black out completo. Coadiuvato da un cast eccezionale, praticamente esordiente, e da una festante colonna sonora, Mitchell firma un'opera piacevole. Che niente ha a che fare con la pornografia, troppo spesso tirata in ballo per questo film.
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